Tuo figlio ha paura del dentista? Ogni volta che devi portarcelo scoppia un dramma? Si tratta di un problema che coinvolge buona parte della popolazione infantile ma di metodi per calmarlo cercando di coinvolgerlo ce ne sono! Leggi con noi questo articolo per scoprirli!
La paura del dentista: soliti capricci oppure vera e propria fobia?
La paura del dentista è molto più diffusa di quello che possiamo immaginare e non colpisce solamente i nostri bambini. Già dal 1996 è stata infatti inserita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità tra le fobie specifiche e può essere considerata a tutti gli effetti una vera e propria patologia. Secondo l’OMS infatti tale fobia è diffusa omogeneamente in ogni fascia di età, andando ad interessare circa il 20% della popolazione mondiale.
L’odontofobia è un fenomeno complesso così come è complesso il lavoro dell’odontoiatra. Molto spesso, quella del dentista non è una paura diretta. Data l’interdisciplinarità della pratica dentistica infatti è possibile ricondurre sotto la stessa etichetta fobie diverse e più generiche: dalla blenofobia (paura degli aghi) alla pharmacofobia (paura dei farmaci), dalla prigofobia (paura di soffocare) fino alla più generica iatrofobia, la paura dei medici in generale.
Le persone affette da odontofobia saranno quindi portate a rimandare indefinitamente le visite dentistiche, aggrappandosi spesso a terapie farmacologiche come quelle antibiotiche e antidolorifiche che non faranno altro che ritardare la soluzione del problema, esacerbando allo stesso tempo la patologia.
6 semplici metodi per superarla
Non tutti i bambini sono uguali. Esattamente come gli adulti, c’è chi è in grado di sopportare e reagire agli stimoli più diversi così come chi invece reagisce in maniera apparentemente sproporzionata al più piccolo stimolo stressante.
L’odontoiatra e la sua equipe non possono in nessun modo intervenire su questo tipo di fattori ma possono fare del proprio meglio per adattare la strategia di trattamento a seconda del paziente. Ecco le nostre 6 proposte per superare questo problema:
- Come prima cosa potrebbe essere proficuo organizzare la terapia per step, ossia fare in modo di modularla in diversi incontri, cominciando da un primo incontro conoscitivo per far familiarizzare il bambino con l’ambiente e con l’equipe per poi procedere nelle visite successive con gli interventi veri e propri. In questo modo il paziente potrà adattarsi in maniera graduale alla situazione evitando l’instaurarsi di pattern traumatici. Allo stesso modo, l’approccio dell’odontoiatra dovrebbe essere graduale e mirato a carpire la fiducia del piccolo paziente. Tale atteggiamento amichevole, comprensivo e paziente non potrà fare altro che rasserenare e rassicurare il bambino.
- Un’altra tattica molto utile potrebbe essere quella di spiegare al paziente gli strumenti che verranno utilizzati durante l’intervento facendo modo che questi sappia riconoscere in anticipo le “mosse” del dentista inibendo la possibilità di farsi idee sbagliate in merito a cosa stia per succedere fornendo quindi una sorta di controllo, sebbene illusorio, sulla situazione.
- In linea generale è importante fornire al bambino degli strumenti di controllo, come alzare una mano per chiedere una pausa, facendogli quindi assumere un ruolo attivo nel rapporto piuttosto che fornire l’idea di star subendo la situazione.
- È da considerarsi del tutto controproducente l’utilizzo di minacce o obblighi in relazione al trattamento: questi non possono fare altro che esasperare l’esperienza nel bambino che già manifesta timore o paura del dentista.
- Al contrario, l’utilizzo di rinforzi positivi come il complimentarsi per l’autocontrollo e la serenità dimostrate durante la visita, renderà migliore l’esperienza delle visite successive. Allo stesso modo è completamente sbagliato fornire un rinforzo positivo ad una reazione negativa: se interrompiamo l’intervento per le lamentele del bambino, questo sarà portato a ripetere lo stesso pattern nelle visite successive rendendo difficile se non impossibile la terapia.
- È buona prassi inoltre che i genitori siano presenti durante il trattamento perchè l’ansia da separazione non può fare altro che aumentare lo stato ansioso del piccolo, limitandone la capacità comunicativa. Allo stesso modo è opportuno lasciare al paziente lo spazio per fare domande prima che inizi l’intervento, fugando e confutando ogni dubbio o ansia pregressi.
In conclusione, la chiave di volta è la cura del paziente nella sua globalità. Tanto l’odontoiatra quanto il resto dell’équipe devono fare in modo di mettere a proprio agio i piccoli pazienti, coinvolgendoli nel trattamento ed ascoltandoli in maniera empatica al fine ottenerne la piena fiducia e la piena collaborazione.